Deontologia medica e crisi del SSN: riflessi sul rapporto medico-paziente
Parlare di deontologia fuori dal ristretto consesso della comunità medica potrebbe apparire, inizialmente, pleonastico.
Al contrario mai come oggi, negli ultimi decenni, tale argomento e le problematiche ad esso correlato hanno e avranno un forte impatto sulla qualità del rapporto medico-paziente e non poche saranno le ripercussioni anche in termini di salute di comunità.
È d’obbligo porre all’inizio di questo percorso alcuni punti fermi.
Il Codice deontologico medico regola e disciplina (nonché vincola) il medico all’interno di un percorso il più possibile virtuoso il cui fine ed unico scopo è garantire, per il cittadino/paziente, le cure e l’assistenza migliore in SCIENZA e COSCIENZA.
In particolare mi soffermo su 2 articoli del Codice stesso.
Articolo 3 (DOVERI DEL MEDICO): << Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell’Uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana, senza discriminazioni di età, di sesso, di razza, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia, in tempo di pace come in tempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera. La salute è intesa nell’accezione più ampia del termine, come condizione cioè di benessere fisico e psichico della persona>>
Articolo 4 (LIBERTA’ E INDIPENDENZA DELLA PROFESSIONE): << L’esercizio della medicina è fondato sulla libertà e sull’indipendenza della professione.>>
La difesa della libertà e dell’indipendenza del medico potrebbe apparire, in uno stato democratico e libero come l’Italia, quasi inutile e tale libertà scontata. Così non è.
Dobbiamo ricordare che il medico lavora oggi con rapporti di DIPENDENZA o CONVENZIONAMENTO con il SSN o enti Privati. L’aziendalizzazione progressiva del SSN a partire dalle riforme del 1992-93 ha finito con il creare un sempre più accentuato divario tra obblighi GESTIONALI delle risorse economiche da parte del medico e obblighi DEONTOLOGICI di cura verso il paziente.
Il medico (in tutte le sue declinazioni ospedaliere, territoriali e del settore privato) vive oggi con sempre maggior disagio questa contrapposizione.
La crisi economica ormai cronicizzata del paese, il suo debito pubblico e il sottofinanziamento cronico del SSN (il finanziamento del SSN in termini di rapporto percentuale con il PIL resta uno dei più bassi d’Europa), portano in termini “aziendali” ad una sempre minore disponibilità di risorse.
E se da una parte il codice deontologico “obbliga” il medico a fornire al suo paziente le cure e l’assistenza migliore possibile, la ridotta disponibilità di risorse dall’altra lo costringe, lo limita, lo indirizza su binari che non sempre sono dettati dalla migliore evidenza scientifica quanto da obbiettivi economico/finanziari.
Il tentativo di ottemperare ad una certa visione economicistica senza perdere per questo la propria libertà e indipendenza è un gioco di delicati equilibri.
Ed in gioco vi è anche la natura stessa dell’ATTO MEDICO.
L’Ordine dei Medici (ente sussidiario dello stato) ha, a livello locale come nazionale, la mission essenziale di garantire al cittadino che il medico con cui si rapporta sia preparato, cosciente, libero.
L’Ordine dovrà saper affrontare questa sfida. Essere sempre più elemento di dialogo tra le parti.
Contribuire a trovare una mediazione tra ETICA della gestione delle risorse economiche ed ETICA della cura.
Non ci sono soluzioni semplici. Sarà un percorso di compromessi, dialogo, progettazione.
Compito del medico aprirsi a questo confronto mostrando disponibilità e capacità di dialogo.
D’altra parte sarà compito (ed obbligo) delle istituzioni sanitarie riconoscere (articolo 5 del Codice Deontologico) che << Il medico nell’esercizio della professione […] non deve soggiacere a interessi, imposizioni e suggestioni di qualsiasi natura.>>
Non imposizioni calate dall’alto, dunque, bensì tavoli di confronto tra professionisti e istituzioni che garantiscano, fine ultimo che deve avere l’intero sistema sanitario, semplicemente il benessere della comunità.
Convinti che si possa conciliare un uso etico delle risorse salvaguardando allo stesso quell’indipendenza dell’atto medico che è garanzia fondamentale per il paziente.
Germano Giordano (presidente OMCeO)
Sergio Macciò (Segretario OMCeO)